Innovazione
del modello di sviluppo
Gli Obiettivi
Occupazione, qualità della vita e dell’ambiente, equità, non sono prodotti “naturali” dello sviluppo o del mercato. Sono il frutto di scelte politiche che regolando le attività umane, condizionano i comportamenti e le attività economiche. Convinta di questo la Cgil affianca alla contrattazione nei luoghi di lavoro una iniziativa generale volta a sollecitare politiche ambientali, sociali e industriali ecosostenibili finalizzate a creare lavoro e diffondere benessere per l’intera popolazione.
Le Azioni della CGIL ER
- 2 dicembre 2015, seminario sugli esiti del Congresso della Confederazione Europea dei Sindacati (CES)
- 3 maggio 2016, convegno unitario su “Regioni e dialogo sociale” con la partecipazione dei sindacati del partenariato europeo e la presenza di Bruno Visentini, Segretario Generale CES/ETUC.
- 5 maggio 2016, partecipazione alla manifestazione nazionale “Stop-Ttip” a Roma
Tra il 2 e il 4 maggio 2014 Rimini ha ospitato la prima edizione delle “Giornate del Lavoro” della Cgil nazionale: dibattiti, conferenze, spettacoli per un “Piano del lavoro” in sintonia con le esigenze del Paese. Iniziative di approfondimento sui contenuti del Piano si sono tenute in tutti i territori della Regione.
In vista delle elezioni regionali (23 novembre 2014), la Cgil regionale ha chiesto ai candidati di confrontarsi per una politica del lavoro che invece di perseguire la strada dell’abbattimento dei costi e dei diritti (via seguita a livello nazionale da Confindustria e Governi) si ponesse l’obiettivo di costruire un’economia regionale basata su qualità, equità e legalità, un sistema di welfare universale ed inclusivo, assicurando lavoro e diritti nella regione.
La nuova Giunta regionale guidata da Stefano Bonaccini, che ha accettato l’idea di un “Patto” che coinvolga l’insieme delle Istituzioni regionali e delle parti sociali, ha avviato il confronto con sindacati, enti locali ed associazioni di imprese. La Cgil ha partecipato al confronto con gli obiettivi definiti dal Piano per il Lavoro.
La trattativa è durata alcuni mesi e ha registrato momenti di difficoltà, in particolare su aspetti delicati quali le misure necessarie all’azione di contrasto contro l’illegalità economica.
Oltre ai risultati derivanti dal “Patto Regionale per il Lavoro” si sono sottoscritte intese territoriali con le Istituzioni locali e le controparti sociali nel Comune di Modena (2014 e 2016), con la Città Metropolitana di Bologna (2015), nell’Unione dei Comuni del distretto ceramico di Modena (2016-2017) ed in diversi Comuni della Regione tra cui Comacchio, Imola, Parma, Forlì, Piacenza, Ferrara ed altre ancora.
Dal XVII Congresso si sono susseguite varie manifestazioni di protesta e ripetute denunce all’opinione pubblica sugli effetti del “Jobs-act” e di altre leggi che riducono i diritti sul lavoro.
Dal 2016 la Cgil ha affiancato a questa iniziativa una strategia volta alla riconquista delle tutele fondamentali per le lavoratrici ed i lavoratori presentando una Carta dei Diritti Universali del Lavoro accompagnata da tre quesiti referendari e sollecitando una contrattazione che tuteli anche i lavoratori in appalto e in somministrazione.
- Sono ben 231.792 le adesioni raccolte e certificate in Emilia Romagna a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare per una Carta dei Diritti Universali del lavoro. A queste vanno aggiunte 213.232 firme per l’abolizione dei voucher, 212.994 firme per la responsabilità negli appalti e 231.077 firme contro i licenziamenti illegittimi.
- Molte piattaforme rivendicative aziendali si sono date l’obiettivo di includere nella tutela i lavoratori in appalto o in somministrazione e di ridurre gli effetti negativi del Jobs-Act; più di 300 accordi aziendali e/o con le Istituzioni locali sono intervenute sul sistema degli appalti o per neutralizzare singole parti del jobs act. Tra le intese di maggior impatto segnaliamo gli accordi sugli appalti Sanità, Atesir, il Patto per il Trasporto Pubblico Locale, con Hera, Ikea, Xpo, Interporto Bologna Motoviario ed altri.
- Sostenibilità sociale e ambientale dello sviluppo non sono perseguibili senza diffusione di cultura, istruzione e formazione, elementi decisivi nella lotta alle disuguaglianze, nella qualità della democrazia e nella stessa competitività di un sistema economico che deve avvalersi di tecnologie avanzate e di forti relazioni con l’intero globo. Le scelte di politica economica perseguite negli ultimi decenni hanno invece depauperato l’istruzione e le competenze attraverso tagli di spesa e precariato sono state denunciate con forza e costantemente avversate dalla Cgil.
- La Cgil Emilia Romagna, preoccupata per gli effetti delle politiche seguite, ha sviluppato una specifica indagine sulle condizioni dei lavoratori cognitivi (Ires, 30 settembre 2014).
- Il sindacato si è battuto contro la riforma della scuola imposta dal Governo con varie iniziative tra le quali uno sciopero generale unitario che ha visto partecipare alla manifestazione di Milano (5 maggio 2015) moltissime lavoratrici e lavoratori della Regione. Sciopero e manifestazione sono stati replicati in Emilia Romagna il 24 ottobre 2015 anche per sollecitare il rinnovo del contratto di categoria.
- Con la sottoscrizione del “Patto per il Lavoro in Emilia Romagna” (20 luglio 2015) Istituzioni e controparti datoriali si sono impegnate a sviluppare un welfare capace di ridurre le disuguaglianze e rafforzare la coesione sociale, ed hanno accettato di definire scelte precise in materia di diffusione delle conoscenze e delle competenze, di partecipazione, innovazione delle produzioni e dei servizi, lotta alla legalità, investimenti, infrastrutture, riordino delle Istituzioni e semplificazione delle norme.
- Nel 2015, con le altre parti sociali, definita una strategia triennale “Alte competenze per la ricerca, il trasferimento tecnologico e l’imprenditorialità” con l’utilizzo dei Fondi strutturali europei. I progetti prevedono una collaborazione delle Università e degli Enti di ricerca.
- Si è definito uno schema di lavoro tra Regione, Ufficio Scolastico Regionale, Università, Fondazioni e parti sociali che prevede lo sviluppo di tre tipi di apprendistato: un contratto di lavoro a contenuto formativo finalizzato al conseguimento del titolo di studio di Istruzione Tecnica Superiore (IRS); un contratto di lavoro a contenuto formativo finalizzato al conseguimento dei titoli di studio universitario di laurea triennale, laurea magistrale e magistrale a ciclo unico; un contratto di lavoro a contenuto formativo finalizzato al conseguimento del titolo di studio di dottore di ricerca, non inferiore a 6 mesi (e non superiore ai 48) per giovani con meno di 29 anni già ammessi a corsi di dottorato di ricerca.
- Programmazione triennale della rete politecnica regionale, orientata alla valorizzazione della cultura tecnologica e scientifica, strutturata in tre tipologie di percorso: in Istituti Tecnici Superiori (ITS), in percorsi di Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), ed in percorsi di Formazione Superiore.
- Lo sviluppo delle tecnologie rende evidente che la competitività dipende sempre meno dall’intensità dello sfruttamento della forza lavoro e sempre più dagli investimenti e dalla qualità ambientale e sociale. Anche per questa ragione la Cgil sollecita il rilancio della ricerca teorica ed applicata, di politiche coerenti con i vincoli ambientali, di cultura e professionalità diffuse, fattori decisivi da perseguire con politiche e investimenti pubblici e privati. E contemporaneamente si è opposta ad una competitività perseguita con la compressione dei salari e dei diritti e con il disinteresse per l’impatto ambientale e per la legalità, perchè producono impoverimento e di arretramento.
- Anche le iniziative promosse contro la privatizzazione di Hera, fino allo sciopero e alla manifestazione del 28 aprile 2015, hanno risposto a questi obiettivi.
- La forte denuncia dei rischi di uno smantellamento dell’industria chimica, con lo sciopero generale nel gruppo ENI il 6 febbraio 2016 e con il convegno promosso dalla Filctem a Ferrara il 2 ottobre 2016 (“Dove va la chimica in Europa”), hanno sollecitato investimenti ed un futuro per il settore analizzando le strategie industriali delle imprese multinazionali.
- Sono molte le iniziative regionali e le riunioni di organismi dirigenti (Modena, Ferrara, Forlì, Bologna e Rimini) che hanno denunciato il progressivo ma costante smantellamento dell’industria causato da processi di delocalizzazione di interi settori verso altri Paesi, con forti ripercussioni sugli indotti, fino a sollevare recentemente anche il tema dei rischi occupazionali generati dal processo di digitalizzazione
- Con la sottoscrizione del “Patto per il lavoro in Emilia Romagna” (20 luglio 2015) Istituzioni e controparti datoriali si sono impegnate a sviluppare un welfare capace di ridurre le disuguaglianze e rafforzare la coesione sociale e hanno accettato di definire scelte precise in materia di diffusione delle conoscenze e delle competenze, partecipazione, innovazione delle produzioni e dei servizi, lotta alle illegalità, investimenti, infrastrutture, riordino delle Istituzioni e semplificazione delle norme.
- A questo impegno è poi seguita la costituzione del tavolo permanente di crisi in Regione per gestire le crisi industriali con l’obiettivo di salvaguardare siti produttivi e livelli occupazionali.
- All’interno del Patto per il Lavoro e nell’ambito degli strumenti di programmazione regionale sono state implementate politiche finalizzate allo sviluppo, alla tutela e all’innovazione delle filiere agricole di qualità, alla preservazione del territorio agricolo, al contrasto del dissesto idrogeologico. Ancor più specifiche sono le azioni intraprese per combattere il caporalato, lo sfruttamento, il lavoro irregolare e la precarietà, per assicurare stabilità e qualità al lavoro in campo agricolo.
- Nell’ambito della Consulta agricola il sindacato opera affinché nella definizione del PSR le risorse economiche siamo vincolate alla stabilizzazione dell’occupazione e al miglioramento delle condizioni di lavoro, sviluppando anche verifiche ed azioni di monitoraggio nelle aziende coinvolte nei vari progetti che partecipano ai bandi.
- Inoltre sul territorio regionale si è lavorato in diverse realtà (Modena e Forlì-Cesena, innanzitutto) per il contrasto a forme illecite di intermediazione di manodopera nel comparto agro-industriale. Sono state realizzate diverse iniziative a sostegno della campagna “No TTIP” con interventi, comunicati e iniziative regionali e territoriali (Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ravenna).
- Nell’ambito del Patto per il Lavoro nella Regione Emilia Romagna sono state definite politiche e azioni in campo agricolo e per la filiera agroalimentare: qualificazione delle produzioni, sviluppo di modalità produttive maggiormente sostenibili, diversificazione e multifunzionalità delle aziende agricole, promozione dell’organizzazione della filiera alimentare, con l’obiettivo di mettere in rete servizi, innovazione, produzione primaria, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione verso il consumatore finale dei tratti distintivi delle produzioni agricole dell’E.R.
- La L.R. 18/2016, ha previsto: la sottoscrizione di protocolli d’intesa con le amministrazioni statali competenti presso le quali operano i nuclei specializzati nella vigilanza, prevenzione e repressione delle violazioni in materia agroalimentare per il sostengono di iniziative volte a favorire le politiche attive del lavoro, il contrasto all’intermediazione illegale di manodopera, al lavoro sommerso e all’evasione contributiva, nonché l’organizzazione e la gestione della manodopera stagionale e l’assistenza dei lavoratori anche stranieri; la creazione della Rete del lavoro agricolo di qualità (legge 116/2014), sostenendo l’adesione delle imprese agricole e riconoscendo meccanismi premiali da introdurre nei bandi per la concessione di contributi regionali.
Uno sviluppo che diffonda benessere e assicuri sostenibilità ha bisogno di una Pubblica Amministrazione forte ed efficace. Ha bisogno di “una Repubblica capace di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che (…) impediscono il pieno sviluppo della persona umana…” (art.3 della Costituzione). I Governi degli ultimi decenni hanno seguito altre logiche, contrastate dalla Cgil che ha presentato le sue proposte, da ultimo, in due affollate iniziative pubbliche a Rimini (8 agosto 2014) e Bologna (30 settembre 2014), con la presenza di Susanna Camusso.
- I lavoratori coinvolti nei processi di riorganizzazione della Regione e degli Enti Locali sono stati tutelati con le intese dell’11 dicembre 2013. del 19 dicembre 2014, del 20 marzo e del 29 maggio 2015.
- Con la sottoscrizione del “Patto per il lavoro in Emilia Romagna” (20 luglio 2015) Istituzioni e controparti datoriali si sono impegnate a sviluppare un welfare capace di ridurre le disuguaglianze e rafforzare la coesione sociale e hanno accettato di definire scelte precise in materia di diffusione delle conoscenze e delle competenze, partecipazione, innovazione delle produzioni e dei servizi, lotta alle illegalità, investimenti, infrastrutture, riordino delle Istituzioni e semplificazione delle norme.
- A questo impegno è seguito un accordo sul riordino istituzionale della Regione Emilia Romagna (9 giugno 2015) che salvaguarda l’occupazione dei lavoratori delle Province, prevedendo un ruolo e funzioni delle Province e della Città metropolitana di Bologna, oltre alla costituzione delle Agenzie per ambiente, protezione civile e lavoro; lo “Schema di protocollo d’intesa sull’attuazione del processo di riordino delle società in house della Regione” (7 luglio 2016) seguito (il 6 ottobre dello stesso anno) dall’intesa con la Regione sui percorsi che dovranno aprirsi nelle diverse realtà territoriali, ed infine dal protocollo d’intesa con ANCI e UPI regionali sul processo di riordino delle società partecipate nel territorio regionale (19 giugno 2017);