Vertenza Fabbrica Sartoriale Italiana Raffale Caruso

Gli eventi pandemici che da ormai quasi due anni colpiscono l’intera società hanno tracciato un profonda crisi nel settori industriali e commerciali, anche e soprattutto nel nostro paese.

Tra i settori più colpiti vi è quello del Settore Moda Italia, con particolare riferimento alle grandi aziende manifatturiere tessile.
Fabbrica Sartoriale Italiana-Raffaele Caruso, già prima della pandemia aveva stava affrontando un periodo economico particolarmente delicato legato in particolar modo a scelte strategiche di investimento che non hanno portato ai benefici industriali sperati, nonostante il socio Cinese di maggioranza Fosun abbiamo nel corso degli ultimi anni abbia appianato ogni debito maturato dalla azienda tessile di Castellina di Sorgana(PR).

Nel corso del 2020 l’azienda dopo un lungo periodo di chiusura attraverso l’utilizzo della Cassa Covid ha palesato la necessità di una profonda ristrutturazione aziendale che avrebbe messo a rischio la stabilità occupazionale delle oltre 600 risorse, quasi tutte donne, presenti in azienda.
A fronte di questa possibile dichiarazione di esubero di personale e scaturito un serrato confronto sindacale volto ad evitare aperture di mobilità e conseguenti emorragie di professionalità che avrebbero destinato ad un futuro di fine certa la F.S.I. Raffaele Caruso.

La Filctem CGIL di Parma, congiuntamente alla Filctem Emilia Romagna,in un tavolo unitario con Femca CISL e Uiltec UIL ha da subito messo in campo sinergie, idee e soluzioni che potessero accompagnare questo delicato momento nel tentativo , ad oggi riuscito, di mettere in sicurezza l’azienda e le sue maestranze.

Si è fatto dunque ricorso ad un ampio utilizzo della Cassa Covid, di un accordo di uscite volontarie incentivate che potessero accompagnare all’uscita le lavoratrici prossime alla pensione, oltre che aver sottoscritto unitamente alla azienda un progetto di riqualificazione di parte del personale tramite Anpal e i fondi interprofessionali dedicati.

Ad oggi, dopo circa 18 mesi dall’inizio della vertenza, pur rimanendo in contesto di cassa integrazione, e pertanto a regime orario ridotto, le lavoratrici hanno recuperato stabilità e regolarità nelle retribuzioni mensili e dei buoni pasto, quest’ultimi rimasti in arretrato da diversi mesi.
Delle oltre 170 risorse inizialmente dichiarate in esubero, ad oggi, con accordo incentivato, volontario e in via prioritaria legato ai prepensionamenti sono uscite dalla azienda poco più di 50 lavoratori e lavoratrici.

Davide Doninotti
FILCTEM CGIL PARMA

Celanese FILTEC

Celanese è una importante multinazionale statunitense che nell’ottobre 2016 acquista la società Softer con sede a Forlì, specializzata in tecnopolimeri e insediata in Italia in 4 stabilimenti: Forlì, Ferrara via Marconi, Ferrara Piazzale Donegani e Castel Goffredo a Mantova.

Nel 2016 Celanese chiude lo stabilimento di Mantova e trasferisce le maestranze nella sede di Forlì.

Il 28 Luglio 2020 annuncia la chiusura dello stabilimento di Ferrara, via Marconi, prevista per la fine di giugno 2021 con la proposta di trasferire i 67 lavoratori nella sede di Forlì. Lo stabilimento di Ferrara Marconi è un piccolo sito che di compounda le materie prime prodotte nell’impianto di Ferrara ubicato all’interno del petrolchimico estense. L’obiettivo annunciato alle organizzazioni sindacali è di chiudere i piccoli stabilimenti, ritenuti non profittevoli e non competitivi, ed ampliare il sito di Forlì, facendone il centro di eccellenza di Celanese in Europa, replicando il modello già esistente in Asia e negli U.S.A.

Seguono incontri sindacali con la direzione aziendale e le istituzioni locali e regionali. La vertenza viene coordinata dalle segreterie confederali regionali congiuntamente a quelle categoriali, regionali e locali.

Il 2 settembre nel corso dell’incontro presso il comune di Ferrara, la direzione aziendale dichiara al Sindaco, ai consiglieri regionali presenti e alle organizzazioni sindacali la propria disponibilità a cedere lo stabilimento di Marconi e il personale ad un eventuale acquirente, rinunciando così alla soluzione di chiusura del sito e al trasferimento delle maestranze a Forlì.

Manifestazioni di interesse all’acquisizione dello stabilimento pervengono da tre società. Di queste formalmente verrà dato conto della sola società acquirente: Benvic, società multinazionale coinsediata nel sito di via Marconi a Ferrara.

I nomi delle altre due società interessate rimarranno sconosciuti, nel rispetto del vincolo della segretezza imposto da Celanese quale clausola di accesso alla trattativa di compravendita, pena in caso di violazione alla estromissione dalla operazione.

Questo vincolo ha pesato sull’intera trattativa, impedendo alla delegazione sindacale di svolgere pienamente la propria funzione di tutela dei lavoratori.

L’aggiudicataria, la società Benvic che produce e commercializza soluzioni termoplastiche innovative è leader europeo nel mercato del compound del PVC ma è entrata anche nella produzione di materiali e componenti medicali e sta investendo nell’economia circolare (recycling). Benvic rileva i macchinari (6 linee di estrusione per la produzione di Polipropilene per il settore elettrodomestico) e tutta la parte impiantistica dello stabilimento di Marconi oltre a 5 macchine per la produzione SBS (elastomeri per il settore calzaturiero) che vengono trasferite dallo stabilimento Celanese di Forlì a Ferrara. Benvic arricchisce la propria gamma integrandola con il segmento dei campi sportivi sintetici. Rileva 33 lavoratori da Celanese e li integra con 18 nuove assunzioni che portano il personale diretto da 57 a 108 unità complessive.

Presso lo stabilimento di Ferrara Donegani verranno trasferiti 25 lavoratori di cui 11 lavoreranno a distanza per lo stabilimento di Forlì, 12 saranno impiegati nell’impianto di produzione, mentre 2 verranno ricollocati a Forlì. L’intera operazione viene conclusa con 4 dimissioni e 5 conciliazioni.

La contrattazione territoriale confederale nel 2020

La CGIL dell’Emilia Romagna attraverso le Camere del Lavoro territoriali esercita un’attività di negoziazione nei confronti dei governi locali (Comuni e Unioni) e degli enti di programmazione e gestione delle politiche socio sanitarie (Distretti, Piani di Zona della Salute, Conferenze Socio Sanitarie Territoriali).

Obiettivi prioritari sono la tenuta e il miglioramento del welfare locale difendendone il carattere pubblico e universalistico, l’adozione di politiche fiscali e tariffarie locali eque e progressive, l’attivazione di interventi a sostegno del reddito e di contrasto alla vulnerabilità economica.

Un ruolo crescente nella contrattazione territoriale confederale riguarda i temi dello sviluppo locale, degli investimenti, della rigenerazione urbana ed ambientale.Un altro capitolo importante, di carattere sovracomunale, è relativo al confronto e alla negoziazione con l’ente Regione.

Diffusione e contenuti della contrattazione territoriale confederale nel 2020
L’anno dell’esplosione dell’epidemia segna una “frattura” nella contrattazione nei territori rispetto le precedenti annualità.

Il cambio obbligato nelle modalità e nell’intensità delle relazioni con gli interlocutori istituzionali locali, ha determinato una riduzione delle formalizzazioni finali dei confronti.
Complessivamente i documenti sottoscritti sono stati 71. Molti di questi hanno avuto il contributo determinante della categoria dei pensionati. In altri casi, su materie specifiche c’è stato il coinvolgimento della funzione pubblica e di altre categorie del settore privato.
Da marzo in poi sono stati prevalentemente incentrati su problemi connessi all’emergenza covid.

Si sono negoziate riorganizzazioni di servizi socio sanitari, riassetti di reti ospedaliere, riprogettazione di servizi scolastici educativi, interventi di supporto all’emergenza economica, regolamentazioni dei buoni spesa e degli aiuti alimentari, riduzioni e sospensioni di rette e tariffe comunali, anticipi di erogazione di cassa integrazione con risorse comunali.

Queste tematiche legate alla pandemia, sono oggetto della metà degli accordi e dei verbali sottoscritti nel 2020, di cui 13 riguardanti livelli sovracomunali (Unioni e Distretti).
Con la Regione Emilia Romagna si sono conclusi 7 verbali d’incontro incentrati su bilancio, fondo affitti, immigrazione, TPL, riorganizzazione assistenza ospedaliera.

Vertenza Fox Bompani

Dal 18 dicembre al 29 dicembre 2020 le Lavoratrici e i Lavoratori della Fox Bompani di Ostellato e Modena, storica azienda produttrice di elettrodomestici, sono stati impegnati nella fase conclusiva di una durissima vertenza con sciopero a oltranza di 64 ore, blocco totale della produzione e presidio permanente davanti allo stabilimento ferrarese.

La vertenze era iniziata nel mese di ottobre a fronte della decisione aziendale di non riconoscere più ai lavoratori a tempo determinato e somministrati l’applicazione della contrattazione aziendale, minacciando poi la disdetta complessiva della contrattazione per la totalità dei lavoratori. Una contrattazione aziendale iniziata sin dal 1970 che riconosce ai lavoratori oltre 3.000 € all’anno di salario consolidato, ulteriori diritti individuali e collettivi rispetto a quelli del contratto nazionale e la piena contrattazione sindacale della prestazione lavorativa sulle linee di montaggio.

Dopo oltre 40 ore di sciopero svolte tra ottobre e novembre, l’azienda alzava il livello dello scontro comminando pesanti sanzioni disciplinari per futili motivi a decine di lavoratori, minacciando licenziamenti, fino ad arrivare a sospendere in via cautelare un delegato sindacale.

La vertenza si è conclusa al Tavolo Istituzionale, dopo oltre 100 ore di sciopero, con un “accordo di resistenza”, che ha portato di fatto al ritiro dei provvedimenti disciplinari, alla salvaguardia della contrattazione aziendale e del ruolo della rappresentanza sindacale nella contrattazione dell’organizzazione del lavoro.

Quella delle Lavoratrici e dei Lavoratori della Fox Bompani è stata una vera Resistenza. Una Resistenza per la dignità del Lavoro. Una Resistenza per la solidarietà tra lavoratori. Una Resistenza per la difesa della capacità e delle possibilità dei lavoratori di rappresentarsi e di essere rappresentanti dal Sindacato, dalla CGIL, dalla FIOM.

FIOM-CGIL Ferrara

I Drivers di Amazon

L’incontro tra FILT CGIL e i giovani drivers di Amazon è avvenuto nella primavera del 2019, in occasione di una serie di procedure di cambio appalto comunicate dalla committenza e interessanti i points di Parma e Ravenna e la Station di Bologna. Eravamo all’inizio dell’espansione del colosso dell’e-commerce nel nostro territorio, prima della pandemia. Il gruppo dei lavoratori era costituito da ragazze/i giovani al di sotto dei trent’anni, con contratti a termine e che non avevano coscienza dei propri diritti e del sindacato.

Ci trovavamo nella condizione di doverci sedere di fronte a società entranti, per tutelare i diritti di lavoratori che non conoscevamo e che non ci avevano quindi dato mandato per parlare a nome loro. Abbiamo sempre lavorato in gruppo con una comunicazione molto serrata con i lavoratori. Nelle fasi di cambio appalto abbiamo condiviso con i lavoratori tutti i passaggi essendo sempre presenti nei cantieri all’orario di rientro dalle rotte, organizzando assemblee improvvisate.

Da queste premesse metodologiche si è sviluppato un percorso di sindacalizzazione dei giovani lavoratori, i quali hanno riscontrato nel nostro operato iniziale non solo coerenza nella divulgazione delle informazioni, ma anche il fatto che il loro coinvolgimento era parte integrante e necessaria per l’espletamento di quello che era (ed è) il nostro compito.

Il fattore che ha fatto sì che si instaurasse un reciproco e “definitivo” rapporto di fiducia tra funzionari Filt Cgil e Drivers è stato quello dell’apertura della vertenza contro Amazon Transport Italia srl, in quanto responsabile in solido rispetto al mancato pagamento dell’ultima mensilità e delle competenze di fine rapporto da parte di Alma Spa, una delle società uscenti sostituita da Sagit Srl.

La vertenza si è chiusa in pochi mesi con il pagamento di quanto dovuto ai drivers dell’Emilia Romagna e in seguito di tutto il territorio nazionale dalla committenza; l’esito positivo è arrivato grazie al coordinamento tra i gruppi di lavoro territoriali ( funzionari, nuovi delegati, lavoratori), che si sono mossi in sincrono nel portare avanti tutte le attività che hanno contraddistinto la vertenza e che hanno saputo presentarsi davanti ad un committente colossale come un fronte compatto e senza falle in cui insinuarsi. L’ attività determinante l’esito positivo della vertenza è stata quella di dare risonanza mediatica alle nostre richieste; il sostegno degli uffici stampa cgil, la collaborazione dei giovani drivers competenti nell’utilizzo dei social media, l’organizzazione di presidi ben “pubblicizzati”, la creazione di slogan efficaci, ha fatto decidere al committente di accordarci quanto rivendicavamo per sedare la pubblicità negativa che stava prendendo forma e che era deleteria in una fase di espansione di mercato.

Dal 2019 l’espansione di Amazon Transport srl è andata avanti: in Emilia Romagna sono presenti tre grandi stations, vari point, e sono in fase di apertura nel territorio modenese una station e un magazzino di smistamento della merce.

Anche il nostro lavoro di rappresentanza e sindacalizzazione è proseguito, fino a farci diventare il primo sindacato per numero di iscritti (in alcuni casi si arriva al 90% di lavoratori iscritti) nelle aziende in appalto. Assieme ai drivers abbiamo creato gruppi territoriali di rsa per ogni azienda, che sanno lavorare in sinergia e che sono consapevoli che per stabilire degli obiettivi e per portarli a termine è necessario tenere conto anche delle necessità e degli obiettivi che si prefiggono i colleghi delle altre società in appalto e degli altri territori. L’organizzazione di ogni gruppo è contraddistinta dalla divisione dei compiti, così che ogni componente possa garantire una buona competenza circa una serie di tematiche (controllo buste paga, sanità integrativa e ente bilaterale, salute e sicurezza, pratiche inca ecc..); questa organizzazione permette al gruppo di essere punto di riferimento per i lavoratori anche per le esigenze individuali che ogni collega ha.

L’attività di rappresentanza dei lavoratori nell’ambito delle trattative con le aziende e Assoespressi (associazione datoriale di tutte le società che nel territorio nazionale gestiscono in appalto il servizio di consegne per Amazon) a livello provinciale e regionale è continuo e ha prodotto, oltre alla piena applicazione del CCNL del trasporto e della logistica, molti accordi di stabilizzazione del personale e di attuazione dell’art.11 quinques. La modalità altamente partecipativa utilizzata a livello territoriale è stata applicata, anche grazie alle nuove modalità di contatto largamente utilizzate dopo la pandemia, a livello nazionale.

La trattativa svolta dalle segreterie nazionali(che vedono come controparte l’Associazione Datoriale Assoespressi) volto al raggiungimento di un accordo di secondo livello che parifichi il trattamento per i “Drivers Amazon” di tutto lo stivale, è stato condiviso attraverso la costante partecipazione ai tavoli di trattativa, di tutti i delegati di Italia e attraverso coordinamenti nazionali dei delegati e dei funzionari durante i quali è stato possibile per ogni attore partecipare personalmente alla discussione, all’analisi delle problematiche, alla progettazione del lavoro da portare avanti.

Il grande risultato ottenuto con la mobilitazione del 22 marzo 2021 viene da qui: dal sentirsi parte attiva e dalla comprensione di potere, attraverso il proprio operato, cambiare le proprie condizioni di lavoratore. Oggi i nostri giovani delegati sentono di far parte della Cgil, sono membri dei nostri direttivi, rappresentano al nostro interno lavoratori di una fascia di età che il nostro sindacato, per i motivi più diversi, ha difficoltà a raggiungere.

La parte conclusiva dell’anno 2021 ci vede tutti impegnati nel completamento delle elezioni degli rls, nell’organizzazione delle prime elezioni rsu, nella fase finale del lavoro volto ad ottenere l’accordo nazionale di secondo livello per i “Drivers Amazon”. Il 13 novembre si terrà proprio a Bologna la prima assemblea nazionale dei Dirivers di Amazon.

Patto per il lavoro e per il clima

Il testo del nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima sottoscritto dalle Organizzazioni sindacali confederali con la Regione Emilia Romagna, gli Enti Locali, le Associazioni datoriali, il Terzo Settore e il Volontariato, le Università e le Associazioni ambientaliste rappresenta l’esito di un percorso che ha visto protagoniste CGIL, CISL e UIL Emilia Romagna, a partire dal documento unitario in cui è inclusa gran parte dell’elaborazione e delle proposte della CGIL Emilia Romagna.

Il testo si pone in continuità con il Patto per il Lavoro 2015 in termini di centralità del confronto democratico e riconoscimento del ruolo delle parti sociali come strumento di orientamento delle scelte di governo per la tenuta sociale e lo sviluppo del territorio.

II Patto per il Lavoro e per il Clima posiziona strategicamente gli obiettivi e gli strumenti di cui l’Emilia Romagna si dota per affrontare le grandi sfide dei prossimi anni, traguardando il 2030, a partire dalla programmazione delle risorse europee messe in campo per rilanciare il sistema economico e produttivo colpito dalle conseguenze generate dalla pandemia.

II Patto assume le sfide fondamentali proposte dal documento unitario elaborato da CGIL, CISL e UIL: l’urgenza della transizione ambientale, l’investimento in innovazione tecnologica e digitalizzazione, il contrasto alle disuguaglianze, la risposta necessaria alle trasformazioni demografiche e sociali in corso, il rafforzamento della sanità pubblica e del sistema di welfare integrato, la centralità dell’istruzione, della cultura e dei saperi nella costruzione dell’economia della conoscenza, il perseguimento dell’obiettivo della parità di genere e dell’inclusione sociale dei migranti.

Tali sfide devono essere affrontate tutelando l’occupazione, riqualificando le competenze delle lavoratrici e dei lavoratori interessati da processi di transizione, con l’obiettivo di creare nuovo lavoro di qualità.

Tutti i firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima hanno condiviso impegni significativi a tutela del lavoro:

  • I’ impegno a utilizzare le risorse per il rilancio del sistema economico, incluse quelle provenienti dal Next Generation EU, nel rispetto dei contratti collettivi, delle norme a tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rafforzando la qualità del lavoro e assicurando la gestione dei livelli occupazionali in maniera condivisa con le OO.SS. maggiormente rappresentative;
  • viene formalizzato I’ impegno alla salvaguardia dei posti di lavoro, escludendo procedure unilaterali di licenziamento collettivo anche attraverso l’utilizzo preventivo degli ammortizzatori sociali conservativi nella gestione delle crisi di impresa e incentivando la contrattazione per la riduzione dell’orario di lavoro;
  • si rafforza la tutela dei lavoratori impiegati negli appalti, stabilendo negli appalti privati l’impegno per la continuità occupazionale e negli appalti pubblici l’applicazione dei CCNL, l’esclusione del massimo ribasso, l’applicazione della clausola sociale, il contrasto forte alle infiltrazioni della criminalità organizzata rafforzando e portando a pieno compimento l’applicazione della L.R. 18/2016.

II Patto per il Lavoro e per il Clima si propone di accompagnare la Regione Emilia Romagna nella “transizione ecologica”, salvaguardando i principi della “Giusta Transizione” e attuando gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile.

II Patto prevede di raggiungere il 100% di energie rinnovabili entro il 2035 e la neutralità carbonica entro il 2050, mettendo in campo gli strumenti necessari a partire dalla valorizzazione delle risorse previste dal Green Deal europeo, dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dalle risorse del Next Generation EU.

In questa direzione, il Patto prevede la centralità dei processi di transizione ecologica delle imprese tutelando I’ occupazione, lo sviluppo delle nuove filiere green, l’impulso all’efficientamento energetico, lo sviluppo dei processi di rigenerazione urbana, il rafforzamento della strategia verso il consumo di suolo a saldo zero, il pieno utilizzo dell’Eco bonus al 110%, la prevenzione e il contrasto al dissesto idrogeologico e la tutela della costa, il sostegno all’economia circolare, lo sviluppo di una nuova mobilità sostenibile incentrata sul trasporto pubblico e sulla mobilità dolce.
A tal fine sarà fondamentale II ruolo delle multiutility attive nel territorio, rispetto alle quali viene condivisa la strategicità del controllo pubblico e lo sviluppo delle massime sinergie tra i cicli di investimento pubblico-privato.

L’emergenza che stiamo attraversando ci ha consegnato la più forte testimonianza di quanto sia fondamentale la qualità di un sistema di sanità e welfare pubblico ed universale diffuso nel territorio. Per questo motivo, come Organizzazioni Sindacali abbiamo rivendicato fortemente la necessità di un nuovo investimento nel diritto alla salute come condizione determinante per la tenuta economica e sociale.

II Patto rafforza quindi l’impegno a qualificare la rete delle strutture ospedaliere, a rafforzare I presidi sanitari territoriali a partire dalle Case della Salute, a investire su telemedicina e assistenza domiciliare, a creare servizi socioassistenziali che rispondano ai cambiamenti sociali e demografici aumentando le risorse destinate al Fondo per la non autosufficienza, rendendo strutturale il Fondo regionale per l’affitto.

Questo investimento dovrà passare necessariamente dalla valorizzazione del lavoro di tutti I medici, degli operatori sanitari e sociosanitari, cosi duramente provati dallo sforzo straordinario messo in campo per rispondere all’emergenza in corso.

II Patto per il Lavoro e per il Clima posiziona educazione, istruzione, formazione, ricerca e cultura come perno per produrre le trasformazioni necessarie e come strumento per poter realizzare mobilità sociale, contrastare le disuguaglianze e poter immaginare nuovi modelli di sviluppo.

Viene quindi condiviso I’ impegno a garantire servizi educativi e una Scuola dell’infanzia universale e accessibile a tutti, il rafforzamento dell’istruzione secondaria e terziaria professionalizzante, l’investimento nella ricerca, la valorizzazione delle importanti University presenti nel territorio regionale, I’ulteriore riduzione del numero di NEET.

II Patto per il Lavoro e per iI Clima condivide la necessità di dare il massimo supporto ai settori e alle filiere strategiche dell’economia regionale maggiormente colpite dalle conseguenze della pandemia (turismo, agroalimentare, caramica, chimica, edilizia, commercio, moda, meccanica e meccatronica, cultura, spettacolo, wellness), contribuendo alla qualificazione delle imprese, alla tenuta dei livelli occupazionali e alla riconversione delle competenze di lavoratori e lavoratrici.

Il Patto per il Lavoro e per il Clima riconosce nella legalità un valore irrinunciabile e fondativo, nonché la precondizione per raggiungerne gli obietttivi. Rispetto alle principali gravi emergenze presenti in questa regione, il testo prevede l’impegno a sottoscrivere nuovi accordi di programma e, laddove necessarie, azioni di innovazione legislativa, innalzando il livello della legalità, del riconoscimento dei diritti e della giustizia sociale.

Tutti questi elementi, così definiti dal Patto, saranno protagonisti di una nuova stagione di partecipazione sia nel sistema economico-produttivo sia nella società, precondizione per rendere più solida una democrazia attraverso il contributo determinante delle parti sociali. In questo senso, sarà decisivo il ruolo delle Organizzazioni Sindacali per condividere linee strategiche, obiettivi e impegni del documento con le lavoratrici e i lavoratori, le pensionate e i pensionati dell’Emilia Romagna.

Relazione vertenza Sicrea Spa Siteco Srl

A partire da febbraio 2020 e a seguito del mancato pagamento di circa 2 mensilità ai lavoratori delle due imprese Sicrea Spa e Siteco Srl (azienda con socio unico Sicrea Spa) si apre la vertenza sindacale in merito alle due realtà produttive (ex cooperative CMR e ORION) per tentare di recuperare i crediti dei lavoratori delle due aziende e per scongiurare la soluzione dell’attività produttiva.

Entrambe le aziende infatti fanno parte del consorzio Integra che da un certo momento non fornisce più gli appalti alle due imprese motivando la scelta sulla base delle lamentele dei committenti rispetto ai lavori commissionati. Sicrea Spa All’inizio di maggio 2020 presenta richiesta di concordato in bianco mentre la Siteco cessa l’attività produttiva.

Alla vertenza partecipano la Fillea Emilia Romagna con delega nazionale, la Cgil Emilia Romagna, la Cgil di Modena, la Cgil di Reggio Emilia, la Fillea di Modena, la Fillea di Reggio Emilia e la Fiom di Reggio Emilia con supporto anche legale che chiedono la convocazione di un tavolo con la regione Emilia Romagna (sia politico che tecnico) durante al vigenza del quale si riesce innanzitutto a tutelare i lavoratori formulando accordi di Cassa Integrazione e e si tenta di recuperare i crediti provando a far chiamare al tavolo sia l’Iren committente dell’appalto in consegnato a Siteco Srl, sia lo stesso consorzio Integra intestatario di tutti gli appalti consegnati e poi ritirati alle due imprese.

Con Siteco risulta strategica l’azione del sindacato che chiede e ottiene la permanenza in cassa integrazione dei lavoratori di due affitti interni a siteco (Bilancioni e Sirem) che altrimenti avrebbero visto la risoluzione dei rapporti di lavoro data le situazione di crisi delle aziende da cui provenivano. L’intenzione di siteco infatti è inizialmente quella di sciogliere i rispettivi affitti di ramo d’azienda esistenti (questo problema si presenta in particolar modo quando l’azienda arriva al fallimento).

Rispetto al recupero dei crediti, nonostante il coinvolgimento di Iren e Integra non arrivano risposte concrete alle richieste avanzate dal sindacato al tavolo regionale, arrivando anche in alcune occasioni a mancate presenze di queste due realtà.

Siteco srl all’inizio di agosto va in concordato preventivo e all’inzio di ottobre fallisce.

Con Siteco in fallimento si riesce ad ottenere la voltura della cigs per continuare l’utilizzo dell’ammortizzatore sociale per tutti i lavoratori e un accordo che al momento dell’uscita dei lavoratori alla fine della Cigs garantisca l’indennità sostitutiva del preavviso e la clausola di impegno della curatela per promuovere il ripescaggio degli stessi a seguito di un eventuale subentro di una azienda terza nel rilevare l’azienda fallita.

Per Sicrea invece si prospetta la possibiltà di un affitto di ramo d’azienda che si conclude positivamente con accordo sindacale nel mese di novembre 2020 che salvaguardia la continuità lavorativa per tutti i lavoratori ai sensi del 2112 c.c. con passaggio diretto senza soluzione di continuità peresso la nuova realtà produttiva presso Sicrea Cantieri srl entro la fine della Cigs incorso.

Inoltre si prevede l’apertura comunque di una procedura di licenziamento volontaria per massimo 5 profili professionali ai sensi dell’art. 14 DL 104 2020 presso la Sicrea.

All’inizio di luglio 2021 alla fine della Cigs, tutti i lavoratori della Sicrea risulterebbero trasferiti a Sicrea Cantieri.

Ambiente, territorio e lavoro

AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORO

Il nuovo “Patto per il lavoro e per il clima” propone come priorità il tema delle sostenibilità, ambientale, economica e sociale, assumendo la lotta al cambiamento climatico quale asse portante per le politiche regionali dei prossimi anni.

Il sindacato confederale e la CGIL in particolare ha in questi anni svolto un ruolo contrattuale fondamentale, per la definizione di un nuovo modello di sviluppo che sia in grado di contrastare le forti diseguaglianze presenti nella società, incardinandolo sulla visione integrata della sostenibilità nelle sue diverse dimensioni: economica – ambientale – sociale, così come previsto dagli obiettivi dell’Agenda 2030.

La CGIL è stata inoltre a fianco delle straordinaria mobilitazione che è partita dagli studenti attraverso i Fridey For Future, una nuova generazione che ha costretto i grandi del mondo a rispondere alle richieste di milioni di ragazze e ragazzi per il loro diritto al futuro.

Nel confronto con la Regione Emilia Romagna sono stati significativi i risultati ottenuti, la CGIL con la propria azione rivendicativa e la mobilitazione ha contribuito fortemente ad una legislazione regionale e ad atti pianificatori che assumessero gli obiettivi della sostenibilità, ne sono esempi la “Legge regionale per il sostegno all’economia circolare” e il conseguente Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti, la nuova “Legge urbanistica n° 24/2017” o quanto ottenuto nel “Piano energetico regionale – PER2030” e i conseguenti Piani Triennali di Attuazione.

La CGIL sostiene con forza la giusta transizione, attraverso una forte innovazione del sistema produttivo, con le necessarie tutele per lavoratrici e lavoratori coinvolti nei processi di ristrutturazione, nella convinzione che lavoratrici e lavoratori debbano avere un ruolo fondamentale in questo cambiamento.

Inoltre unitariamente, CGIL – CISL – UIL ER, abbiamo condiviso posizionamenti politici importanti per quanto riguarda il ruolo dei Servizi Pubblici Locali e delle aziende Multiutilities, definendo un importante documento unitario, per rilanciarne il ruolo, gli investimenti e la governance pubblica.

Siamo stati altresì parte attiva nel percorso di definizione del “nuovo Piano per la Gestione dei Rifiuti e delle Bonifiche”, che per la prima volta tratta, appunto, anche il tema delle bonifiche delle aree inquinate, e che rappresenta uno strumento fondamentale per raggiungere gli obiettivi del “Patto per il lavoro e per il clima”.

Si è altresì definito un posizionamento unitario nel percorso del nuovo “Patto per il TPL 2022-2024”, che assume i temi della mobilità sostenibile, del rilancio degli investimenti in questi settori, della qualità dell’aria, dell’utilizzo del TPL e della mobilità dolce in alternativa all’auto privata, della gratuità del TPL per gli studentesse e studenti, della valorizzazione del lavoro, della definizione dei PUMS, quali assi portanti delle politiche regionali.

Inoltre, in particolar modo anche nell’emergenza dovuta al COVID/19, ha avuto un’importanza fondamentale il territorio, con il contributo dato dal sindacato confederale nelle soluzioni per fronteggiare, con il lavoro svolto dai “Tavoli provinciali di mobilità”, le criticità emerse in un settore particolarmente delicato e fortemente a rischio.

La centralità del territorio, ma anche lo sviluppo delle capacità pianificatorie e di governo delle autonomie locali, in un sistema integrato regionale, devono continuare ad essere sostenute e incentivate, affinchè si compiano i processi di riordino amministrativo in atto e che in questa Regione hanno sicuramente favorito nuovi modelli di partecipazione; tutto ciò anche attraverso il confronto in atto per la definizione del Programma di Riordino Territoriale 2021-2023.

Infine, di sicuro valore è l’attenzione posta alle aree interne e comunque alle aree più fragili del territorio regionale, gli investimenti per il contrasto al dissesto idrogeologico, la rigenerazione urbana, la mobilità, la digitalizzazione e la connessione a banda larga e ultralarga dei territori più periferici, sono obiettivi delle rivendicazioni della CGIL, per uno sviluppo armonioso che riconnetta i centri urbani alle periferie, la costa alle aree montuose, e che promuova quindi la coesione sociale, la qualità ambientale, la valorizzazione del lavoro.

La vertenza GOLDONI 2020-2021

La Goldoni nasce nel 1926 e nel 2015 viene acquisita in concordato dalla cinese Lovol Arbos, nel 2019 conta 210 dipendenti, 115 sono iscritti alla Fiom, la RSU è composta da 7 delegati, tutti Fiom.

A marzo 2018 viene siglato il Contratto Integrativo Aziendale con punti innovativi, in particolare sugli appalti, ai lavoratori dell’appalto nella logistica viene applicata la stessa retribuzione dei dipendenti Goldoni.

Da settembre 2018 RSU e Fiom denunciano i forti ritardi dei pagamenti ai fornitori e disfunzioni organizzative che generano macchine incomplete. Si apre una vertenza con decine di ore di sciopero articolato. La produzione è ferma e i dati di bilancio diventano disastrosi.

Il 13 febbraio 2020 la società presenta la richiesta di Concordato. Accompagnati da scioperi e iniziative, iniziano gli incontri in Regione. La società esclude la delocalizzazione, annunciando un piano industriale di ristrutturazione per la ripresa dell’attività. Con l’emergenza Covid, il Tribunale rinvia più volte la data dell’assemblea dei creditori.La Goldoni ha esaurito tutti gli ammortizzatori sociali.

Il 4 settembre il presidente di Lovol annuncia il liquidatorio, non più in continuità.
Inizia il presidio permanente. La trattativa passa al MiSE. La Fiom decide la convocazione dell’Assemblea Generale di Modena il 14 settembre e il 9 ottobre quella regionale davanti alla Goldoni che sarà una delle piazze virtuali dello sciopero nazionale del 5 novembre.

Il lavoro diplomatico, la lotta, la solidarietà e la compattezza del territorio e delle Istituzioni portano all’accordo quadro del 4 marzo 2021 approvato all’unanimità dall’assemblea dei lavoratori. Prevede il passaggio di 110 lavoratori su 179 alla nuova società e per coloro che hanno accettato il mancato trasferimento si prevede Cigs per cessazione per 12 mesi al termine della Cigo Covid e la precedenza per 18 mesi sulle nuove assunzioni.

Il 29 marzo 2021 parte la Goldoni-Keestrack, si riprende gradualmente il lavoro e il 13 aprile esce la prima macchina dalle linee di montaggio. Il 23 aprile si celebra la fine della vertenza con una grande e bella iniziativa organizzata dalla Fiom regionale.